venerdì 3 luglio 2009

La Camera approva il nucleare

La Camera approva il nucleare

Ieri la camera ha approvato il disegno di legge sullo sviluppo, promosso dal
ministro Claudio Scajola, che prevede il ritorno del nucleare in Italia e la
costruzione di nuove centrali. La legge, che per l’approvazione definitiva
deve fare un prossimo passaggio al senato, prevede che entro sei mesi dalla
pubblicazione in gazzetta ufficiale, il governo varerà un’apposita
normativa
sul nucleare, il Cipe definirà le tipologie degli impianti e i siti potranno
essere dichiarati «di interesse strategico nazionale», le informazioni
secretate e sottoposti a controllo militare.

da Carta - 1 luglio 2009

Di seguito:

1- un articolo di Qualenergia sulle posizioni del Comitato "Si alle
rinnovabili, No al Nucleare"
2- La fatica di resuscitare il nucleare italiano - Repubblica del 15 giugno
2009
3- La Bonino non chiude alla ricerca sul nucleare (la posizione dei radicali
italiani)
4- Al Parlamento Europeo il PD vota a favore del nucleare


1- Il comitato “Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare†ha
messo sul
tappeto tutte le ragioni per opporsi alla scelta del governo: costa 30
miliardi di euro, drena risorse alle energie pulite e non aiuta per gli
obiettivi al 2020.

Il ritorno dell'Italia al nucleare deciso dal governo è un passo
“costoso,
sbagliato, pericoloso, grave, è uno slogan con motivazioni scientifiche del
tutto infondate, che si porta avanti raccontando un sacco di balle". Non fa
sconti il *comitato *“*Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare*â€
che ha
già nel nome il proprio programma, lanciando la propria opposizione al
progetto atomico del governo.
Il comitato annovera tra i *membri fondatori* – tutti aderenti a titolo
individuale - nomi storici dell’ambientalismo, personaggi del mondo della
scienza e della cultura, politici e parlamentari. Il suo obiettivo è di
sollecitare l’adozione di scelte rigorose in materia di energia, volte non
solo alla riduzione degli sprechi e al risparmio energetico ma, sulla scia
delle esperienze più avanzate a livello europeo e mondiale, alla costruzione
di un nuovo modello economico, sociale, occupazionale, basato su innovazione
tecnologica e rispetto dell’ambiente; un mix a cui viene assegnata una
rilevanza strategica, soprattutto in considerazione della devastante crisi
economica internazionale.
La scelta del governo, denuncia Alfiero Grandi, membro della presidenza del
comitato, "*è un atto grave, un errore politico sul quale non c'è ancora
sufficiente attenzione*". Questo anche perché nel dibattito parlamentare
“è
difficile far entrare la posizione di chi non c'è, come il nostro comitato -
spiega Grandi - abbiamo chiesto al presidente Schifani di poter dire la
nostra, ma deve essere arrivata una chiamata all'ordine molto forte nei suoi
confronti, perché ci ha detto che non ci sono le condizioni".
Entrando nel merito, dice il comitato, il nucleare è una decisione sbagliata
e molto costosa e tutti i conti che sono stati fatti sono assolutamente
falsi. Infatti si spiega come un impianto di quelli di cui si parla *non può
costare meno di 7 miliardi* e ciò significherebbe che ci si trova di fronte
“ad un’*operazione da 30 miliardi* di euro, se i conti non aumenteranno
ancora", come successo in Francia e Finlandia.
Resta poi il tema delle scorie, ricorda Alfiero Grandi, del tutto irrisolto
con costi non calcolati nell'ambito dell'operazione. Inoltre, il progetto
nucleare “non aiuta di una virgola" il raggiungimento degli impegni di
Kyoto
e del pacchetto 20-20-20 dell'Unione europea, a tutto danno delle energie
rinnovabili.
*Gianni Mattioli,* docente di Fisica alla Sapienza e membro del panel
scientifico del comitato parla di "stupore e sconcerto", e racconta di come
avesse chiesto un incontro con la comunità scientifica al ministro dello
Sviluppo economico Claudio Scajola, incontro richiesto "da ampi settori
dell'università ". Però questo non c'è mai stato con nessun settore della
comunità scientifica. In tutto ciò, “le motivazioni portate all'opinione
pubblica sono scientificamente del tutto infondate†, dice Mattioli,
parlando
della "enormità delle menzogne" raccontate alla gente. Restano i rischi
legati "al rilascio di radiazioni in condizioni di routine degli impianti",
tale che "non c'è soglia accettabile, ma di questo non c'è traccia".
*Massimo
Scalia*, anch'egli docente di Fisica alla Sapienza e membro del comitato,
denuncia che si stanno "mettendo le mani nelle tasche degli italiani" per un
piano da 30 miliardi che ha "natura del tutto ideologica", visto che 4
impianti nucleari Epr daranno "*meno del 10% dei consumi elettrici al
2020-2025*". E quando si parla di '*problema delle scorie risolto*' si
dicono "un sacco di balle". Siamo difronte ad una battaglia ideologica dice
il comitato. Ma forse più semplicemente di fronte ad interessi economici di
pochi gruppi industriali. In molti evidenziano il fatto che uno sforzo da 30
miliardi sottrarrebbe ingenti risorse indispensabili per gli interventi da
fare oggi, e non nel 2025, necessari per affrontare i problemi della crisi
climatica ed economica.
La posizione del comitato, ma anche di molti oppositori al nucleare, è che
sia arrivato ormai il momento di far salire l’attenzione e la mobilitazione
del paese su questo tema e far capire all’opinione pubblica come questa
strada imboccata dal governo Berlusconi sia superata da nuove posizioni
internazionali e da nuove strategie economiche per gran parte orientate
verso le tecnologie energetiche pulite.


Fonte: Qualenergia

2- La fatica di resuscitare il nucleare
italiano<http://stopalnucleare.blogspot.com/2009/06/la-fatica-di-resuscitare-il-nucleare.html>


La Repubblica - Affari e Finanza del 15 giugno 2009, pag. 56

di Eugenio Occorsio

Della "ripartenza" del programma nucleare in Italia, ad oltre vent’anni dal
referendum che bloccò qualsiasi iniziativa, si parla ormai da più di un
anno, praticamente dal giorno dopo l’insediamento dei governo
Berlusconi. Un
passo avanti e l’altro indietro, in tutti questi mesi non si è ancora
compiuto nessun passo formale né tantomeno appaltata alcuna centrale, e
neanche ha avuto seguito l’accordo siglato con i francesi
quest’inverno, ma
si è arrivati almeno a capire le intenzioni del ministro dello Sviluppo,
Claudio Scajola, responsabile dell’operazione. Allora: dovrebbe essere,
nelle intenzioni del governo e per arrivare al 2025% di fabbisogno risolto
con questa fonte, ripristinata l’originaria vocazione nucleare di Montalto
di Castro nell’alto Lazio, di Caorso vicino Piacenza e probabilmente di
Trino Vercellese. In pratica delle antiche centrali nucleari italiane poi
dismesse sarebbero escluse Latina e Garigliano perché intorno ad essi sono
nate case, fabbriche, coltivazioni. Ci sono poi altri 34 comuni di cui il
ministro Scajola giura di avere in tasca l’adesione, di cui uno in
Sicilia e
uno in Sardegna. Anche per lo stoccaggio delle scorie il posto ci sarebbe,
fra i calanchi della provincia di Matera. Insomma, faticosamente il governo
va avanti con le sue intenzioni, e inevitabilmente salgono di tono anche le
polemiche. «Avete pensato al problema delle forniture di uranio?», attacca
Carlo Rubbia, che spiega: «Ce n’ è pochissimo in tutto il mondo, e il
prezzo
è soggetto a speculazioni come e peggio del petrolio». Se la dinamica sarÃ
la stessa che l’uranio ha seguito dal 2000 ad oggi, aumentando di venti
volte da 7 a 130 dollari per libbra, ha spiegato il fisico premio Nobel,
potrebbe arrivare a 500, e il costo dell’elettricità nucleare schizzerebbe
da 40 a 65 euro per Megawatt, un livello insostenibile. Si aggiunge il
problema della disponibilità : «Le riserve conosciute valgono non più di
una
trentina d’anni, per due terzi il mercato dipende dalle forniture militari,
e il più grande impianto di estrazione, quello di CigarLake in Canada, tarda
ad entrare in esercizio». Riprende fiato anche la storica opposizione dei
radicali sul tema della sicurezza: «E’vero che la tecnologia si è
evoluta,
ma non vogliamo che all’ideologia dell’antinucleare si sostituisca
l’entusiasmo fanatico del nucleare che porta ad uguali delusioni», dice
Emma
Bonino. «In tutti questi anni la politica si è disinteressata
all’energia. I
recenti incidenti in Svezia e Francia, dove hanno dovuto chiudere per
diversi mesi la centrale di Tricastin per la fuoriuscita di acqua
radioattiva, ci dicono che i problemi di sicurezza sono tutt’altro che
risolti». Non ci sono solo i problemi di sicurezza. Manca anche un quadro
preciso dei costi e della loro copertura. In Finlandia, dove è in
costruzione una centrale nucleare, un’indefinitezza del genere la stanno
pagando cara: «Sono in ritardo di due anni sui tempi previsti e del 50% sul
budget», dice la Bonino. «Da noi, il governo ha deciso prima di indicare i
siti e poi di fare la conferenza programmatica: non sarebbe più logico
invertire i tempi?» La partita dei costi è controversa. L’Enel
sostiene che
servono cinque centrali al costo di 3,54 miliardi di euro l’una, quindi una
ventina di miliardi, e si dice in grado di autofinanziare l’investimento.
Per i tempi, si parla di 7-8 anni (forse qualcosa di meno stando ad alcune
dichiarazioni dell’Ansaldo che costruisce centrali in tutto il mondo)
dopodichè è l’unica nota positiva - grazie ai miglioramenti
tecnologici la
durata di vita di una centrale si sta allungando oltre i 30 anni. Ma come si
vede il cammino è lungo e incerto.

3- La Bonino non chiude alla ricerca sul nucleare (la posizione dei radicali
italiani)

*

«L’atomo non serve. Basterebbe evitare gli sprechi energetici» -
INTERVISTA
AD EMMA BONINO
*

(26 febbraio 2009) - fonte: l'Unità - Massimo Franchi -
*
«Non è possibile che una scelta strategica ed epocale come il ritorno al
nucleare sia presa a margine di un incontro bilaterale. Nei paesi normali
sono in corso dibattiti parlamentari infiniti. Qui Enel ed Edf firmano un
accordo con Berlusconi e Sarkozy come padrini senza nessuno che ne abbia
discusso». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, passava per essere una
"pro-atomo". E invece per lei «questo nucleare» non serve.
Senatrice Bonino, la sua posizione è giunta forse inaspettata. È una delle
poche voci contrarie all’accordo di martedì.
«La mia è una posizione ponderata. A luglio abbiamo fatto un’intera
giornata
di convegno dal titolo "Ritorno al nucleare. Conviene? Risolve?". Abbiamo
messo da parte il tema della sicurezza e delle scorie, non perché non sia
importante, ma proprio perché volevamo fare un confronto con esperti,
politici e manager favorevoli al ritorno al nucleare. Il tema era molto
pratico: costi-benefici. La risposta, anche da parte di chi è favorevole al
nucleare, è che la tecnologia nucleare attuale è inefficiente. L’ultimo
esempio di centrale in corso di costruzione con la tecnologia francese è in
Finlandia. Bene: sono in ritardo di due anni e con un raddoppio del bilancio
iniziale. Stiamo parlando di soldi statali».
E allora perché tutti brindano per l’accordo con la Francia?
«Abbiamo fatto solo un favore a Sarkozy, comprando a peso d’oro una
tecnologia assolutamente superata. Parlano di una copertura del 25 per cento
dei consumi elettrici attuali, ma in realtà sarà del 4% dei consumi totali
di energia. Il tutto, ben che vada, per una cifra fra i 20 e 25 miliardi che
non darà frutti prima del 2020. Ripeto: non ha senso».
Quindi quello del governo Berlusconi è il solito spot: non vedremo mai nuove
centrali nucleari?
«Credo proprio di sì. Sarà difficile trovare siti per costruire nuove
centrali, non mi sembra ci sia la corsa a dire: "Fatela da noi". É un
annuncio a futura memoria anche perché i lavori inizierebbero fra anni e
anni. Senza dimenticare che il referendum del 1986 potrebbe creare problemi
dal punto di vista costituzionale».
La vulgata comune considera però la Francia una nazione all’avanguardia in
fatto di fabbisogno energetico...
«Vanno sfatati alcuni miti. Primo, la potenza installata prodotta in Italia
con l’energia elettrica è il 30%, ma l’inefficienza fa sì che il
prodotto
energetico risulti scarso. Secondo, la Francia consuma pro-capite più
petrolio ad esempio della Germania. Perché è vero che ci vende energia
elettrica nelle ore morte (è sovracapacitata), ma nelle ore di punta la
compra dalla stessa Germania. Quindi la Francia non può essere un
modello. È
cosciente di avere una tecnologia superata e ha tutti gli interessi a
venircela a vendere a noi».
Ma quindi lei rigetta tutta la tecnologia nucleare? Non si parla di quarta
generazione sicura?
«Io non chiudo alla ricerca. Anzi. Dico solo che questo nucleare non ci
conviene. È come se, per favorire la mobilità sostenibile, domani si
decidesse di costruire carrozze. Andavano bene nell‘800, non nel 2009.
Se in
futuro si troveranno tecnologie che faranno del nucleare una energia
vantaggiosa e senza rischi, ben vengano».
Ma quali reali alternative ci sono al nucleare?
«L’alternativa c’è ed è puntare sull’efficienza energetica che è
la più
grande fonte di energia a detta di tutti gli esperti. Significa evitare gli
sprechi. La via è quella di un mix di energie rinnovabili: efficienza
energetica, solare, eolico e quant’altro la tecnologia odierna può
offrire.
E poi la ricerca. Un recente studio (The case for investing in Energy
productivity) dell’istituto McKinsey, uno dei più accreditati a livello
mondiale, spiega come con l’effecienza energetica nella costruzione di
edifici si può coprire il 4% del nostro consumo nazionale. La stessa cifra
delle centrali nucleari. Questa è la strada da percorrere. E lo si può fare
da subito, spendendo molto meno». *


*4-* Giovedì 2 luglio 2009 13:10
http://www.rinopruiti.it/dblog/articolo.asp?articolo=1107

CLAMOROSO: AL PARLAMENTO EUROPEO IL PARTITO DEMOCRATICO VOTA A FAVORE DEL
NUCLEARE

Di Rino Pruiti <http://www.rinopruiti.it/dblog/autori.asp?chi=Rino+Pruiti>
(del 03/02/2009 - 20:59:03,
in europee 2009 <http://www.rinopruiti.it/dblog/storico.asp?s=europee+2009>,
visitato 1120 volte)

*Strasburgo, 3 febbraio 2009* - Notiamo con totale sconcerto che sulla
relazione *Laperrouze* la delegazione del *Partito Democratico ha votato a
favore degli emendamenti più** importanti sul nucleare*, in particolare
*quelli
che chiedono finanziamenti europei per il nucleare*, respingendo la
prospettiva dell'uscita progressiva dal nucleare, *sostenendo la
competitività economica del nucleare rispetto ad altre fonti energetiche*.

*Inoltre i rappresentanti del PD hanno votato contro la richiesta di
assicurare il più alto livello possibile di tecnologia in campo della
sicurezza nucleare, nell'ambito della nuova legislazione UE prevista su
questo tema*.

Tutto questo senza un dibattito interno e soprattutto pubblico sulla
questione.

*La nuova posizione del PD è dunque a favore dell'energia nucleare* .

Da notare il fatto che il Presidente del Gruppo Socialista al PE, Martin
Schultz e altre delegazioni nazionali del *Gruppo Socialista non hanno
sostenuto la relazione Laperrouze*.

Questa* nuova posizione* *è particolarmente grave* perché non solo per
l'Italia, ma per tutta l'Europa; *la scelta nucleare è contraddittoria con
l'esigenza di ridurre rapidamente le emissioni di CO2 e di riconvertire la
nostra economia verso criteri di sostenibilità , puntando decisamente sul
grande cantiere del risparmio energetico e dell'energia rinnovabile*.

I Verdi sono riusciti comunque ad inserire alcuni emendamenti positivi, *come
l'assoluta priorità riconosciuta ormai da tutti di un piano d'azione sul
risparmio energetico*, primo passo verso la definizione dell'obiettivo *del
20% di efficienza energetica* come obiettivo vincolante dell'UE.






--
Roberta RavaniAss. Mondo Senza Guerre-Movimento UmanistaStaff
Comunicazione della Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza
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roberta.ravani@theworldmarch.org +39 32892173285skype: robertarav

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